[27] Δημήτριος δέ φησιν ἐν τοῖς Ὁμωνύμοις τὸν μυκτῆρα αὐτὸν ἀποτραγεῖν. Ἀντισθένης δὲ ἐν ταῖς Διαδοχαῖς (FGrH 508 F 11) φησι μετὰ τὸ μηνῦσαι τοὺς φίλους ἐρωτηθῆναι πρὸς τοῦ τυράννου εἴ τις ἄλλος εἴη˙ τὸν δ' εἰπεῖν, "σὺ ὁ τῆς πόλεως ἀλιτήριος." πρός τε τοὺς παρεστῶτας φάναι˙ "θαυμάζω ὑμῶν τὴν δειλίαν, εἰ τούτων ἕνεκεν ὧν νῦν ἐγὼ ὑπομένω, δουλεύετε τῷ τυράννῳ˙" καὶ τέλος ἀποτραγόντα τὴν γλῶτταν προσπτύσαι αὐτῷ˙ τοὺς δὲ πολίτας παρορμηθέντας αὐτίκα τὸν τύραννον καταλεῦσαι.


ταὐτὰ δὲ σχεδὸν οἱ πλείους λαλοῦσιν. Ἕρμιππος
(FHG III. 43) δέ φησιν εἰς ὅλμον αὐτὸν βληθῆναι καὶ κατακοπῆναι.

[27] Ma Demetrio negli Omonimi attesta che Zenone gli morse il naso, non l'orecchio. Antistene 88* nelle Successioni dei filosofi riferisce che, dopo aver denunziato gli amici del tiranno, fu interrogato dal tiranno se vi fosse qualche altro complice e che rispose: «Tu, maledizione della città» e agli altri che gli erano accanto disse: «Mi meraviglio della vostra viltà, perché per timore che anche a voi possa toccare qualche sofferenza toccata a me, continuate a servire il tiranno». Alla fine, egli si morse la lingua e la sputò in faccia al tiranno; allora i cittadini, eccitati, sùbito lapidarono il tiranno.
Press'a poco questa è la versione in cui s'accorda la maggioranza degli autori, ma Ermippo 89* racconta che egli fu gettato in un mortaio e fatto a pezzi.