68 A 80. CICER. ac. pr. II 37, 121. Eccoti inopinatamente Stratone di Lampsaco, che concede a questo dio la completa inoperosità (lo esenta da un lavoro veramente grande; e, dal momento che i sacerdoti degli dèi si godono il riposo, quanto è più giusto che ne godano gli dèi stessi!): dice che lui non ha bisogno dell'opera degli dèi per costruire il mondo; e insegna che tutto quanto esiste è stato prodotto dalla natura, ma non come quel filosofo che afferma che tutto è composto di corpi aspri e lisci, uncinati e ricurvi e che tra gli atomi è interposto il vuoto: perché questi, per lui, sono sogni di un Democrito che non insegna ma va fantasticando. Egli [Stratone] invece, esaminando ad una ad una le varie parti dell'universo, pensa che tutto quanto esiste o viene ad esistere avviene o è avvenuto secondo proporzioni di peso e movimenti.

68 A 80. CIC. Ac. pr. II 37, 121 ecce tibi e transverso Lampsacenus Strato, qui det isti deo immunitatem (magni quidem muneris sed cum sacerdotes [II 104. 20] deorum vacationem habeant, quanto est aequius habere ipsos deos) negat opera deorum se uti ad fabricandum mundum, quaecumque sint docet omnia esse effecta natura, nec ut ille qui asperis et levibus et hamatis uncinatisque corporibus concreta haec esse dicat interiecto inani somnia censet haec esse Democriti non docentis sed optantis. ipse [Strato] autem singulas mundi [II 104. 25] partes persequens, quidquid aut sit aut fiat, naturalibus fieri aut factum esse docet ponderibus et motibus.