[27] τοῖος σὺ κακὰ φρονέων ἀλάλησαι
ἀνθρώποις ἠδ' ἐσθλά˙ τὸ καὶ σέο σῶμα δίφυιον.

Ἦν δὲ καὶ δεινὸς ὀνοματοποιῆσαι. τραγῳδὸν γοῦν ἀπελέκητον εἶπεν ἔχειν φωνὴν καὶ φλοιοῦ μεστήν˙ καί τινος ποιητοῦ σκίφης μεστοὺς εἶναι τοὺς στίχους˙ καὶ τὰς Θεοφράστου θέσεις ὀστρέῳ γεγράφθαι. θαυμάζεται δὲ αὐτοῦ μάλιστα βιβλίον τὸ Περὶ πένθους. καὶ κατέστρεψε πρὸ Πολέμωνος καὶ Κράτητος, ὑδρωπικῇ διαθέσει νοσήσας. καὶ ἔστιν εἰς αὐτὸν ἡμῶν (App. Anth. II. 381)˙

ἐπέκλυσε καὶ σέ, Κράντορ, ἡ νόσων κακίστη,
χοὔτω κατῆλθες μέλαν Πλουτέως ἄβυσσον.
καὶ σὺ μὲν ἐκεῖθι χαίρεις, σῶν λόγων δὲ χήρη
ἕστηκεν Ἀκαδήμεια καὶ Σόλοι, πατρίς σευ.

[27] Tanti mali e tanti beni tu errando dispensi agli umani! Perciò il tuo corpo è di duplice natura.

Era anche un abile creatore di parole e espressioni nuove. Dalla voce rozza e grossolana di un attore tragico 59* disse che «non era sgrossata con la scure ed era piena di corteccia»; dei miserabili versi d'un poeta disse «erano pieni di tarme»; diceva inoltre che le tesi di Teofrasto erano state scritte col colore di porpora.
Un suo libro ammiratissimo è Sul pianto.
Morì prima di Polemone e Cratete, d'idropisia. Il nostro epigramma per lui è questo: 60*

Sommerse, anche te, Crantore, la più terribile malattia e così discendesti al nero abisso di Plutone. E mentre tu anche lì vivi nella gioia, l'Academia e Soli, tua patria, vedovate di te, rimpiangono i tuoi discorsi.