68 A 92. G ARISTOT. meteor. A 6. 342 b 25. Quanto alle comete ... Anassagora e Democrito dicono che le comete sono l'apparizione simultanea dei pianeti quando questi, per essersi avvicinati, sembrano tra loro in contatto. AËT. III 2,2 [Dox. 366]. Anassagora e Democrito [dicono che le comete sono] la riunione di due o più astri in modo da produrre una luce unica. /ALEX. meteor. 26, 11. Quanto alle comete, Anassagora e Democrito affermano che la stella cosiddetta cometa è una 'apparizione simultanea' dei pianeti: i quali sono Saturno, Giove, Venere, Marte, Mercurio. Questi infatti, quando si avvicinano tra di loro, dànno l'impressione di essersi congiunti e di formare una sola stella, quella che si dice cometa. Col nome di 'apparizione simultanea' designa infatti l'immagine che proviene da tutti quei pianeti congiunti e che pare proveniente da un unico astro. SENEC. nat. quaest. VII 3 , 2. Anche Democrito, il più acuto tra tutti gli antichi ricercatori, manifestò il sospetto che i pianeti fossero più numerosi di quanto non appaia, ma non determinò né il loro numero né i loro nomi, giacché in quell'epoca non si conoscevano ancora le orbite dei cinque pianeti. 68 A 92. G ARISTOT. meteor. A 6. 342 b 25. Ἀναξαγόρας μὲν οὖν καὶ Δημόκριτός φασιν εἶναι τοὺς κομήτας σύμφασιν τῶν πλανήτων ἀστέρων, ὅταν διὰ τὸ πλησίον ἐλθεῖν δόξωσι θιγγάνειν ἀλλήλων. AËT. III 2,2 [Dox. 366]. Ἀναξαγόρας καὶ Δημόκριτος σύνοδον ἀστέρων δυοῖν ἢ καὶ πλειόνων κατὰ συναυγασμόν. /ALEX. zu Arist. Meteor. [s. 59 A 81] p. 26, 11 περὶ δὲ τῶν κομητῶν [II 106. 10] Ἀναξαγόρας μὲν καὶ Δ. λέγουσι τὸν κομήτην λεγόμενον ἀστέρα 'σύμφασιν' εἶναι τῶν πλανήτων ἀστέρων˙ οὗτοι δέ εἰσιν ὅ τε τοῦ Κρόνου καὶ ὁ τοῦ Διὸς καὶ ὁ τῆς Ἀφροδίτης καὶ ὁ τοῦ Ἄρεος καὶ ὁ τοῦ Ἑρμοῦ. τούτους γάρ, ὅταν ἐγγὺς ἀλλήλων γένωνται, φαντασίαν ἀποτελεῖν ὡς ἄρα ἅπτονται ἀλλήλων καὶ ἔστιν εἷς ἀστήρ, ὁ καλούμενος κομήτης. 'σύμφασιν' γὰρ λέγει τὴν ἐκ πάντων τῶν συνελθόντων ὡς [II 106. 15 App.] ἐξ ἑνὸς φαντασίαν γενομένην. SEN. Nat. quaest. VII 3 , 2 D. quoque, subtilissimus antiquorum omnium, suspicari se ait plures stellas esse quae currant, sed nec numerum illarum posuit nec nomina, nondum comprehensis quinque siderum cursibus.