68 A 93 a. SENEC. nat. quaest. V 2. Democrito dice che, quando si trovano raccolti in un ristretto spazio vuoto molti corpuscoli (che egli chiama atomi), ne segue il vento; e, viceversa, lo stato dell'aria è placido e quieto, allorché vi siano pochi corpuscoli in un vasto spazio vuoto. Infatti, anche in una piazza o in una strada, quando c'è poca gente, si può camminare senza confusione, quando invece la folla si accalca in uno stretto passaggio, avviene una vera e propria lotta tra i passanti che si urtano e si spingono: analogamente, nell'atmosfera da cui siamo circondati, allorché numerosi corpuscoli riempiono uno spazio ristretto, è necessario che s'incontrino, si spingano e si respingano, s'intreccino e si comprimano; e da questi appunto nasce il vento quando i corpuscoli, mentre prima erano in conflitto gli uni con gli altri, si precipitano insieme e, mentre avevano lungamente fluttuato nell'aria senza una direzione determinata, si inclinano tutti in un verso. Ma dove pochi corpi si aggirano in una grande ampiezza, non possono né cozzare né essere urtati. 68 A 93 a. SENEC. Nat. quaest. V 2 D. ait: cum in "angusto inani multa sint corpuscula quae ille atomos vocat, sequi ventum. at contra quietum et placidum aeris statum esse, cum in multo inani pauca sint corpuscula. nam [II 106. 30] quemadmodum in foro aut vico, quamdiu paucitas est, sine tumultu ambulatur, ubi turba in angustum concurrit, aliorum in alios incidentium rixa fit sic in hoc quo circumdati sumus spatio, cum exiguum locum multa corpora impleverint, necesse est alia aliis incidant et impellant ac repellantur implicenturque et comprimantur, ex quibus nascitur ventus, cum illa quae colluctabantur, [II 106. 35] incubuere et diu fluctuata ac dubia inclinavere se. at ubi in magna laxitate corpora pauca versantur, nec arietare possunt nec impelli".