68 A 99 a. PAP. HIBEH 16 p. 62 [scritto all'epoca di Tolemeo Filadelfo, probabilmente fr. dell'opera di Teofrasto Περὶ ὔδατος citata da DIOG. LAERT. V 45; cfr. 12 A 27; 59 A 90; 70 A 19] col. 1. Esiste la massima discordanza di opinioni circa l'origine della salsedine marina: per gli uni sarebbe un residuo dell'umidità primordiale, rimasto dopo l'evaporazione della maggior parte delle acque; per gli altri, una secrezione della terra. Democrito pure ritiene che essa abbia origine da elementi propri della terra: per esempio, sostanze saline e nitrose *** [lacuna di 5 righe].
col. 2. Quando della sostanza in putrefazione si è depositata dappertutto, si separano (egli dice) nella sostanza umida gli elementi simili, andando verso i simili, come in tutto l'universo; e così si formano il mare e tutte le altre sostanze salate, per essersi raccolti insieme gli elementi omogenei. § E che il mare sia composto di corpi omogenei è manifesto anche da altri fatti: infatti né l'incenso, né lo zolfo, né il laserpizio, né l'allume, né l'asfalto, né alcun'altra delle sostanze importanti e straordinarie si trovano in molti luoghi della terra. § Da ciò dunque, se non altro, è facile vedere perché Democrito, che considera il mare come una parte [di materia] del mondo, afferma che esso si è formato nello stesso modo che le cose meravigliose e più sorprendenti che vi siano in natura, poiché non esistono sulla terra molte differenze; § ed infatti per uno che fa derivare i sapori dalla varietà delle figure e vuole che la proprietà salina derivi da atomi grandi e angolosi non è illogico, in fondo, il supporre che la salinità nella 〈terra si formi nello stesso modo che si produce anche nel mare〉.
68 A 99 a. HIBEH PAPYR. 16 p. 62 Grenfell-Hunt [geschr. unter Philadelphos, vermutlich Fr. des TEOPHR. Περὶ ὔδατος DIOG. V 45; vgl. c. 12 A 27 (I 88, 11); 59 A 90; 70 A 19] [II 108. 10 App.] col. 1. 〈διαφωνί〉α μὲν οὖν μάλι〈στά που γεγένηται〉 περὶ τῆς γενέσ〈εως τῆς ἁλμυρότητος˙〉 οἱ μὲγ γὰρ ὑπό〈λειμμά φασιν τῆς πρώ〉της ὑγρότητος 〈ἐξατμισθέντων πλείστων ὑ〉δάτων˙ οἱ δὲ 〈ἱδρῶτ' εἶναι τῆς γῆς. Δη〉μόκριτος δὲ 〈ὁμοίως δοκεῖ τοῖς ἐν τῆι γῆ〉ι ποιεῖν 〈τὴν γένεσιν αὐτῆς˙ οἷον ἁλῶν καὶ νί〉τρων ... [5 Zeilen fehlen].
col. 2. 〈ση〉πεδόνος απο.λ.λιπομενης απ.δ..πεσθαι φησὶν
[II 108. 15 App.] ἐν τῶι ὑγρῶι τὰ ὅμοια πρὸς τὰ ὅμοια καθάπερ ἐν τῶι παντί, καὶ οὕτως γενέσθαι θάλατταν καὶ τἆλλα τὰ ἁλ〈μῶν〉τα πάντα συνενεχθέντων τῶν ὁμοφύλων. § ὅτι δὲ ἐκ τῶν ὁμογενῶν ἐστιν θάλαττα καὶ ἐξ ἄλλων εἶναι φανερόν˙ οὔτε γὰρ λιβανωτὸν οὔτε θεῖον οὔτε σίλφιον οὔτε στυπτηρίαν οὔτε ἄσφαλτον οὔτε ὅσα μεγάλα καὶ θαυμαστὰ πολλαχοῦ γίνεσθαι τῆς γῆς. § τούτωι μὲν οὖν πρόχειρον, εἰ [II 108. 20] καὶ μηθὲν ἄλλο, σκέψασθαι, διότι μέρος ποιῶν τὴν θάλατταν τοῦ κόσμου 〈τὸν αὐτὸν τρόπον〉 φησὶ 〈γενέσθαι καὶ τὰ θαυμαστὰ καὶ τὰ παραλογώτατα τῆς φύσεως〉 ὥσπερ οὐ πολλὰς οὔσας ἐν τῆι γῆι διαφοράς, § ἐπεὶ ποιοῦντί 〈γε〉 τοὺς χυλοὺς διὰ τὰ σχήματα, καὶ τὸ ἁλμυρὸν ἐγ μεγάλων καὶ γωνιοειδῶν, οὐκ ἄλογόν πως περὶ τὴγ 〈γῆν γίνεσθαι τὸν αὐτὸν τρόπον τὴν ἁλμυρότητα ὅνπερ [II 108. 25] κἀν τῆι θαλάττηι.