68 A 112. ARISTOT. metaph. Γ 5. 1009 b 7. Inoltre parecchi animali, quando sono sani, ricevono impressioni opposte alle nostre dinanzi ai medesimi oggetti; e a ciascuno di noi lo stesso oggetto non appare sempre identico nella sensazione. Quali dunque delle impressioni sensibili siano vere o false, è oscuro: perché non sono affatto vere le une a maggior ragione delle altre, ma tutte ugualmente. Perciò appunto Democrito afferma che o non vi è nulla di vero, o, almeno, resta a noi oscuro. In generale costoro, partendo dalla premessa che il pensiero non è altro che la sensazione, e che questa è una modificazione [nostra], necessariamente affermano che ciò che appare nella sensazione è vero. 68 A 112. ARISTOT. metaph. Γ 5. 1009 b 7 ἔτι δὲ καὶ πολλοῖς ζώιων ὑγιαίνουσι τἀναντία περὶ τῶν αὐτῶν φαίνεσθαι καὶ ἡμῖν, καὶ αὐτῶι δὲ ἑκάστωι πρὸς αὑτὸν [II 110. 35 App.] οὐ ταὐτὰ κατὰ τὴν αἴσθησιν ἀεὶ δοκεῖν. ποῖα οὖν τούτων ἀληθῆ ἢ ψευδῆ, ἄδηλον˙ οὐθὲν γὰρ μᾶλλον τάδε ἢ τάδε ἀληθῆ, ἀλλ' ὁμοίως. διὸ Δ. γέ φησιν ἤτοι οὐθὲν εἶναι ἀληθὲς ἢ ἡμῖν γ' ἄδηλον. ὅλως δὲ διὰ τὸ ὑπολαμβάνειν φρόνησιν μὲν τὴν αἴσθησιν, ταύτην δ' εἶναι ἀλλοίωσιν, τὸ φαινόμενον κατὰ τὴν αἴσθησιν ἐξ ἀνάγκης ἀληθὲς εἶναί φασιν.