68 A 160. CICER. Tusc. I 34, 82. Supponi infatti che l'animo perisca come muore il corpo: orbene, credi tu che il corpo provi qualche dolore o in generale abbia la possibilità di sentire, dopo la morte? Non c'è davvero nessuno che affermi questo, quantunque Epicuro [fr. 17 Us.] ne faccia rimprovero a Democrito, ma i democritei lo smentiscono. TERTULL. de an. 51. Platone... obbietta tuttavia nella Repubblica [X 614 sgg.] che il cadavere di un tale, rimasto insepolto, si conservò lungo tempo immune da corruzione, per l'individualità sempre conferita dell'anima. Si aggiunga che anche Democrito parla di crescita delle unghie e dei capelli in cadaveri sepolti da non molto tempo. CELS. II 6. Ed anzi un uomo meritatamente famoso come Democrito sostenne che neppure della cessazione della vita vi sono segni abbastanza sicuri, tali che i medici possano fidarsene; tanto meno, poi, ammise che vi potessero essere segni sicuri dell'avvicinarsi della morte. 68 A 160. CIC. Tusc. I 34, 82 fac enim sic animum interire ut corpus num igitur aliquis dolor aut omnino post mortem sensus in corpore est? nemo id [II 127. 25 App.] quidem dicit, etsi Democritum insimulat Epicurus [fr. 17 Us.], Democritii negant. TERTULL. de an. 51 Plato ... in Politia tamen [X 614 ff.]cuiusdam insepulti cadaver opponit longo tempore sine ulla labe prae animae scilicet individuitate servatum. ad hoc et D. crementa unguium et comarum in sepulturis aliquanti temporis denotat. CELS. II 6 quin etiam vir iure magni [II 127. 30] nominis D. ne finitae quidem vitae satis certas notas esse proposuit, quibus medici credidissent adeo illud non reliquit, ut certa aliqua signa futurae mortis essent.