68 A 166 [3 Natorp]. EPIPHAN. adv. haer. III 2, 9 [Dox. 590]. Democrito di Abdera, figlio di Damasippo, afferma che il mondo è infinito e che è situato sul vuoto. Afferma inoltre che uno è il fine di tutte le cose e cioè il sommo bene che è la tranquillità dell'animo, e che i dolori sono gli indizi del male; che quello che sembra giusto non è giusto; ma ingiusto è ciò che è contrario alla natura; e dice che le leggi sono una mala invenzione [degli uomini] e che «il saggio non deve obbedire alle leggi, ma vivere da uomo libero». [cfr. A 1, 45].

68 A 166 [3 n. Natorp]. EPIPHAN. adv. haer. III 2, 9 (D. 590) Δ. ὁ τοῦ Δαμασίππου Ἀβδηρίτης τὸν κόσμον ἄπειρον ἔφη καὶ ὑπὲρ κενοῦ κεῖσθαι. ἔφη δὲ καὶ ἓν τέλος εἶναι τῶν πάντων καὶ εὐθυμίαν τὸ κράτιστον εἶναι, τὰς δὲ λύπας ὅρους κακίας. καὶ τὸ δοκοῦν δίκαιον οὐκ εἶναι δίκαιον, ἄδικον δὲ τὸ ἐναντίον τῆς φύσεως. [II 129. 10 App.] ἐπίνοιαν γὰρ κακὴν τοὺς νόμους ἔλεγε καὶ 'οὐ χρὴ νόμοις πειθαρχεῖν τὸν σοφόν, ἀλλὰ ἐλευθερίως ζῆν'. Vgl. A 1, § 45 [1 N.].