[4]
Ἀναξιμένης Πυθαγόρῃ

Θαλῆς Ἐξαμύου ἐπὶ γήρως οὐκ εὔποτμος οἴχεται˙ εὐφρόνης, ὥσπερ ἐώθει, ἅμα τῇ ἀμφιπόλῳ προϊὼν ἐκ τοῦ αὐλίου τὰ ἄστρα ἐθηεῖτο˙ καὶ - οὐ γὰρ ἐς μνήμην ἔθετο - θηεύμενος ἐς τὸ κρημνῶδες ἐκβὰς καταπίπτει. Μιλησίοισι μέν νυν ὁ αἰθερολόγος ἐν τοιῷδε κεῖται τέλει. ἡμέες δὲ οἱ λεσχηνῶται αὐτοί τε μεμνώμεθα τοῦ ἀνδρός, οἵ τε ἡμέων παῖδές τε καὶ λεσχηνῶται, ἐπιδεξιοίμεθα δ' ἔτι τοῖς ἐκείνου λόγοις. ἀρχὴ μέντοι παντὸς τοῦ λόγου Θαλῇ ἀνακείσθω.

[4]
Anassimene a Pitagora.

Talete, figlio di Essamias, vecchio, se ne va, vittima di un ingrato destino; di notte, com'era solito, insieme con la sua ancella, avanzatosi fuori dell'atrio, osservava gli astri; e, immemore del luogo dove si trovava, tutt'intento alla contemplazione, si sporse sull'orlo di un precipizio e cadde. I Milesii dunque di tal morte hanno perduto il loro astronomo. E noi che siamo soliti discorrere di lui e i nostri figli e i nostri discepoli conserviamo il suo ricordo ed accogliamo ancora le sue parole nella nostra conversazione. L'inizio di tutto il nostro discorso sia dedicato a Talete.