[34] ὅτι δ' αὐτοῦ ἐστιν ἡ Πολιτεία καὶ Χρύσιππος ἐν τῷ Περὶ πολιτείας φησίν.


περί τ' ἐρωτικῶν διείλεκται κατὰ τὴν ἀρχὴν τῆς ἐπιγραφομένης Ἐρωτικῆς τέχνης˙ ἀλλὰ καὶ ἐν ταῖς Διατριβαῖς τὰ παραπλήσια γράφει. τοιουτότροπά τινά ἐστι παρὰ τῷ Κασσίῳ, ἀλλὰ καὶ Ἰσιδώρῳ τῷ Περγαμηνῷ ῥήτορι˙ ὃς καὶ ἐκτμηθῆναί φησιν ἐκ τῶν βιβλίων τὰ κακῶς λεγόμενα παρὰ τοῖς στωικοῖς ὑπ' Ἀθηνοδώρου τοῦ στωικοῦ πιστευθέντος τὴν ἐν Περγάμῳ βιβλιοθήκην˙ εἶτ' ἀντιτεθῆναι αὐτά, φωραθέντος τοῦ Ἀθηνοδώρου καὶ κινδυνεύσαντος.
καὶ τοσαῦτα μὲν περὶ τῶν ἀθετουμένων αὐτοῦ.

[34] Che la Repubblica sia opera di Zenone, lo conferma Crisippo nella sua Repubblica.
Zenone trattò le questioni amatorie all'inizio della sua opera intitolata Arte d'amare, ma questioni simili scrisse anche nelle sue Diatribe. Alcune di siffatte accuse ricorrono pure in Cassio e nel retore Isidoro di Pergamo. Quest'ultimo riferisce che i luoghi in contrasto con la dottrina stoica furono espunti dagli scritti per opera dello stoico Atenodoro nel tempo in cui gli era stata affidata la biblioteca di Pergamo, ma che successivamente furono di nuovo inseriti, 73* quando Atenodoro fu scoperto e processato.
Questo è quel che si sa intorno ai suoi scritti ritenuti spuri.