[17] Ἀναφέρεται δ' εἰς αὐτὸν καὶ ἀποφθέγματα κάλλιστα ταυτί. ἐρωτηθεὶς τί περιγίνεται κέρδος τοῖς ψευδομένοις, "ὅταν," ἔφη, "λέγωσιν ἀλήθειαν, μὴ πιστεύεσθαι." ὀνειδιζόμενός ποτε ὅτι πονηρῷ ἀνθρώπῳ ἐλεημοσύνην ἔδωκεν, "οὐ τὸν τρόπον," εἶπεν "ἀλλὰ τὸν ἄνθρωπον ἠλέησα."

συνεχὲς εἰώθει λέγειν πρός τε τοὺς φίλους καὶ τοὺς φοιτῶντας αὐτῷ, ἔνθ' ἂν καὶ ὅπου διατρίβων ἔτυχεν, ὡς ἡ μὲν ὅρασις ἀπὸ τοῦ περιέχοντος [ἀέρος] λαμβάνει τὸ φῶς, ἡ δὲ ψυχὴ ἀπὸ τῶν μαθημάτων. πολλάκις δὲ καὶ ἀποτεινόμενος τοὺς Ἀθηναίους ἔφασκεν εὑρηκέναι πυροὺς καὶ νόμους˙ ἀλλὰ πυροῖς μὲν χρῆσθαι, νόμοις δὲ μή.

[17] Gli si attribuiscono anche detti bellissimi. Eccoli. Gli fu domandato quale vantaggio ricevano i mentitori ed Aristotele rispose: «Quello di non essere creduti, quando dicono la verità». Una volta fu rimproverato perché diede l'elemosina ad un uomo malvagio, ed egli ribatté: «Non del carattere, ma dell'uomo ebbi compassione».
Era solito dire continuamente sia agli amici sia a coloro che lo frequentavano, in qualsiasi tempo e luogo 54* si trovasse a conversare, che la vista riceve la luce dall'aria che ci circonda, l'anima dalla scienza. Non si stancava di ripetere ad ogni occasione che gli Ateniesi avevano inventato frumento e leggi e che del frumento facevano uso, delle leggi no.