[38] λόγος δὲ πρῶτον γράψαι αὐτὸν τὸν Φαῖδρον˙ καὶ γὰρ ἔχειν μειρακιῶδές τι τὸ πρόβλημα. Δικαίαρχος (Wehrli I, fg. 42) δὲ καὶ τὸν τρόπον τῆς γραφῆς ὅλον ἐπιμέμφεται ὡς φορτικόν.

Ὁ γοῦν Πλάτων λέγεται θεασάμενός τινα κυβεύοντα αἰτιάσασθαι˙ τοῦ δὲ εἰπόντος ὡς ἐπὶ μικροῖς, "ἀλλὰ τό γ' ἔθος," εἰπεῖν, "οὐ μικρόν." ἐρωτηθεὶς εἰ ἀπομνημονεύματα αὐτοῦ ἔσται ὥσπερ τῶν πρότερον ἀπεκρίνατο˙ "ὀνόματος δεῖ τυχεῖν πρῶτον, εἶτα πολλὰ ἔσται."

εἰσελθόντος ποτὲ Ξενοκράτους εἶπε μαστιγῶσαι τὸν παῖδα˙ αὐτὸν γὰρ μὴ δύνασθαι διὰ τὸ ὠργίσθαι.

[38] È tradizione che la prima opera da lui composta sia stata il Fedro. 119* Infatti il problema ivi trattato ha un certo che di puerile. 120* Dicearco 121* poi critica tutto il suo stile giudicandolo volgare.
Si narra che Platone abbia visto un tale che giocava a dadi e l'abbia rimproverato: costui oppose che la posta era piccola. Platone di rimando: «Ma l'abitudine non è cosa piccola». Interrogato se vi sarebbero stati di lui detti memorabili come quelli dei suoi predecessori, rispose: «Occorre come prima cosa acquistar la fama, il resto verrà da sé».
Un giorno Senocrate lo visitò e fu pregato di sferzare uno schiavo, ché egli non poteva perché era irato.