[42] ἔνθα καὶ παραιτούμενος ἑκάστοτε τὰς ἐπικυλικείους ἐξηγήσεις πρὸς Ἀριδείκην προτείνοντά τι θεώρημα καὶ ἀξιοῦντα εἰς αὐτὸ λέγειν εἶπεν, "ἀλλ' αὐτὸ τοῦτο μάλιστα φιλοσοφίας ἴδιον, τὸ καιρὸν ἑκάστων ἐπίστασθαι."
εἰς δὲ τὸ διαβαλλόμενον αὐτοῦ φίλοχλον καὶ Τίμων τά τ' ἄλλα φησίν, ἀτὰρ δὴ τοῦτον τὸν τρόπον
(Diels 34)˙


ὣς εἰπὼν ὄχλοιο περίστασιν εἰσκατέδυνεν.
οἱ δέ μιν ἠΰτε γλαῦκα πέρι σπίζαι τερατοῦντο
ἠλέματον δεικνύντες, ὁθούνεκεν ὀχλοάρεσκος.
οὐ μέγα πρῆγμα, τάλας˙ τί πλατύνεαι ἠλίθιος ὥς;


Οὐ μὴν ἀλλ' οὕτως ἄτυφος ἦν ὥστε τοῖς μαθηταῖς παρῄνει καὶ ἄλλων ἀκούειν. καί τινος Χίου νεανίσκου μὴ εὐαρεστουμένου τῇ διατριβῇ αὐτοῦ ἀλλ' Ἱερωνύμου τοῦ προειρημένου, αὐτὸς ἀπαγαγὼν συνέστησε τῷ φιλοσόφῳ, παραινέσας εὐτακτεῖν.

[42] Durante i simposi, tra una coppa e l'altra non s'impegnava mai in discussioni dottrinarie; quando una volta Aridice 87* gli propose una questione e pretendeva che egli la discutesse, Arcesilao disse: «Ma proprio questa è la prerogativa della filosofia: sapere in qual tempo si deve fare ciascuna cosa».
Per quel che riguarda l'accusa che fosse amante del volgo, Timone fra i molti altri fa questo rilievo: 88*

Così parlò e venne giù, in mezzo alla turba degli uditori. Quelli se lo contemplavano e se l'additavano come un prodigio di stoltezza, perché tentava di compiacere il volgo, come i fringuelli la civetta. Non è gran cosa, o disgraziato. E tu perché ti gonfi, 89* come uno sciocco?

Ma d'altra parte era modesto, fino al punto che incitava i suoi alunni a sentire le lezioni di altri. E poiché un giovinetto di Chio non era contento della sua scuola, ma preferiva quella di Ieronimo, sopra citato, 90* egli stesso lo accompagnò e lo raccomandò al filosofo, ammonendolo a comportarsi bene.