[47] Τοὺς ῥήτορας καὶ πάντας τοὺς ἐνδοξολογοῦντας τρισανθρώπους ἀπεκάλει ἀντὶ τοῦ τρισαθλίους. τὸν ἀμαθῆ πλούσιον πρόβατον εἶπε χρυσόμαλλον. θεασάμενος ἐπὶ ἀσώτου οἰκίᾳ ἐπιγεγραμμένον "πράσιμος" "ᾔδειν," εἶπεν, "ὅτι οὕτω κραιπαλῶσα ῥᾳδίως ἐξεμέσοις τὸν κύριον."

πρὸς τὸ καταιτιώμενον μειράκιον τὸ πλῆθος τῶν ἐνοχλούντων, "παῦσαι γάρ," ἔφη, "καὶ σὺ τὰ δείγματα τοῦ πασχητιῶντος περιφέρων." πρὸς τὸ ῥυπαρὸν βαλανεῖον, "οἱ ἐνθάδε," ἔφη, "λουόμενοι ποῦ λούονται;" παχέος κιθαρῳδοῦ πρὸς πάντων μεμφομένου αὐτὸς μόνος ἐπῄνει˙ ἐρωτηθεὶς δὲ διὰ τί, ἔφη, "ὅτι τηλικοῦτος ὢν κιθαρῳδεῖ καὶ οὐ λῃστεύει."

[47] Gli oratori e tutti quelli che cercano la gloria nell'eloquenza egli chiamava «tre volte uomini» volendo intendere «tre volte miseri». Dell'ignorante ricco soleva dire che era una pecora dal vello d'oro. Vide sulla casa di un gaudente dissoluto la scritta 'si vende' ed esclamò: «Sapevo che dopo tale crapula avresti vomitato facilmente il padrone». Ad un giovinetto che si lamentava del gran numero di molesti corteggiatori, disse: «Smetti anche tu di provocarli e di ostentare i segni dell'impura tua voglia». Entrato in un bagno pubblico, che era sudicio, disse: «Quelli che si bagnano qui dove andranno a lavarsi?» Un grosso citaredo era disprezzato da tutti e lodato dal solo Diogene. Gliene fu chiesta la ragione e Diogene rispose: «Perché, pur così grosso, fa il citaredo e non il ladro».