[50] καὶ ὃς ἀπέστειλεν αὐτὸν εἰς Δελφοὺς χρησόμενον τῷ θεῷ. πείθεται Ξενοφῶν˙ ἥκει παρὰ τὸν θεόν˙ πυνθάνει οὐχὶ εἰ χρὴ ἀπιέναι πρὸς Κῦρον, ἀλλ' ὅπως˙ ἐφ' ᾧ καὶ Σωκράτης αὐτὸν ᾐτιάσατο μέν, συνεβούλευσε δὲ ἐξελθεῖν. καὶ ὃς γίνεται παρὰ Κύρῳ, καὶ τοῦ Προξένου φίλος οὐχ ἧττον ἦν αὐτῷ. τὰ μὲν οὖν ἄλλα τὰ κατὰ τὴν ἀνάβασιν γενόμενα καὶ τὴν κάθοδον ἱκανῶς αὐτὸς ἡμῖν διηγεῖται.


ἐχθρῶς δὲ διέκειτο πρὸς Μένωνα τὸν Φαρσάλιον, παρὰ τὸν χρόνον τῆς ἀναβάσεως τὸν ξεναγόν˙ ὅτε καὶ λοιδορῶν αὐτόν φησιν αὑτοῦ μείζοσι κεχρῆσθαι παιδικοῖς. ἀλλὰ καὶ Ἀπολλωνίδῃ τινὶ ὀνειδίζει τετρῆσθαι τὰ ὦτα.

[50] E Socrate gli consigliò di andare a Delfi per consultare il dio. Senofonte ubbidì e si recò a consultare l'oracolo: però egli non chiese se dovesse andare o no da Ciro, ma in che modo: per questo Socrate lo biasimò, tuttavia gli consigliò di partire. Giunge alla corte di Ciro, che lo ebbe amico non meno di Prosseno. Egli stesso ci narra, poi, con sufficiente completezza, le vicende della sua marcia all'interno e del suo ritorno in patria. Aveva un'inimicizia con Menone Farsalo, 167* che era il comandante di un esercito mercenario al tempo della spedizione: fra gli altri rimproveri gli muoveva anche quello di avere un amasio più grande di lui. 168* Ad Apollonide rimproverava di essersi fatto forare le orecchie. 169*