[51] τοσοῦτον διαφέρειν τὴν φρόνησιν τῶν ἄλλων ἀρετῶν ὅσον τὴν ὅρασιν τῶν ἄλλων αἰσθήσεων. μὴ δεῖν ἔφασκεν ὀνειδίζειν τὸ γῆρας, εἰς ὅ, ἔφη, πάντες εὐχόμεθα ἐλθεῖν. πρὸς τὸν βάσκανον ἐσκυθρωπακότα, "οὐκ οἶδα," ἔφη, "πότερον σοὶ κακὸν γέγονεν ἢ ἄλλῳ ἀγαθόν." τὴν δυσγένειαν πονηρὸν εἶναι σύνοικον τῇ παρρησίᾳ (Eur. Hipp. 424)˙


δουλοῖ γὰρ ἄνδρα, κἂν θρασύσπλαγχνός τις ᾖ.

τοὺς φίλους ὁποῖοι ἂν ὦσι συντηρεῖν, ἵνα μὴ δοκοίημεν πονηροῖς κεχρῆσθαι ἢ χρηστοὺς παρῃτῆσθαι.
Οὗτος τὴν ἀρχὴν μὲν προῄρητο τὰ Ἀκαδημαϊκά, καθ' ὃν χρόνον ἤκουε Κράτητος˙ εἶτ' ἐπανείλετο τὴν κυνικὴν ἀγωγὴν λαβὼν τρίβωνα καὶ πήραν.

[51] Soggiungeva che tanto prevale sulle altre virtù la prudenza, quanto la vista sugli altri sensi. Era solito ripetere che non bisogna sparlare della vecchiaia, alla quale (diceva) tutti desideriamo giungere. Ad un invidioso intristito disse: «Non so se un male a te o un bene ad un altro sia capitato». Era solito anche dire che la bassezza di natali era cattiva compagna della libertà di parola: 114*

ché rende schiavo l'uomo, anche se sia coraggioso. 115*

Bisogna conservare gli amici 116* qualunque essi siano, perché non si pensi che abbiamo avuto amici cattivi o abbiamo rinunziato ai buoni.
Bione all'inizio aveva seguito 117* la dottrina dell'Academia, nel tempo in cui udiva le lezioni di Cratete; successivamente si volse al modo di vivere cinico e indossò il mantello e la bisaccia.